Lavori, opere e omissioni

PAGINA IN ALLESTIMENTO

Decorazioni d'interni presso Casa dolce Caos:
Capezzale Trompe l'oeil ( Tecnica mista)
Albero Attaccapanni Tecnica mista
Albero Attaccapanni
Sedia Corriere dei piccoli
Sedia Popeye
Pouf Tovagliette americane
Cassettiera

Porta(le) del Caos
Cuccia






Decorazioni  presso Privati:

Trompe l'oeil in un giardino ( acrilici su Okumè marino )
Particolare

Particolare

Particolare


Particolare

Particolare

Particolare

Particolare

Particolare

Particolare
Decoro per cameretta di bambine in una Casa Famiglia
Trompe l'Oeil  per l'ingresso di una Comunità




Particolare

Particolare

Particolare

Particolare

Particolare





Opere pittoriche:

Ho cercato di sottolineare con il gesto dell’abbraccio il movimento circolare del tempo;  sicuramente il
cerchio è una metafora del tempo che trascorre senza  consumarsi, come nell’eterno ritorno di Nietzsche
«Questa vita, come tu ora la vivi e l’hai vissuta,
dovrai viverla ancora una volta e ancora innumerevoli  volte, e non ci sarà in essa mai niente di nuovo, ma
ogni dolore e ogni piacere e ogni pensiero e sospiro,
 e ogni indicibilmente piccola e grande cosa della tua vita dovrà fare ritorno a te, e tutte nella stessa
sequenza e successione - e così pure questo ragno e  questo lume di luna tra i rami e così pure questo attimo
 e io stesso. L’eterna clessidra dell’esistenza viene
sempre di nuovo capovolta e tu con essa, granello della polvere!» o nell’attitudine orientale: il tempo che accendendosi si consuma.
 La durata della sigaretta simboleggia la “follia” del tempo occidentale, rettilineo e misurabile, come se
davvero ci fosse la possibilità di un tempo che finisce.

Il dettaglio dell’orologio e della sigaretta  sono   elementi a contrasto che  assumono la funzione del
simbolo ying e yang,: occidente ed oriente.
 Il  taglio figurativo e realistico appartiene alla  mia cultura occidentale, eppure, nonostante l’accentuata
 attenzione ai dettagli l’impianto dell’ora è   prettamente simbolico. Non solo la circolarità, ma anche
 il tempo dell’addio: l’ultima sigaretta. Il tempo della perdita. Il tempo  dell’abbandono. E la relatività del tempo,volendo
 ricordare Einstein… il medesimo tempo vissuto così diversamente dall’uno e dall’altro soggetto dipinti;
 la forza dell’abbraccio del vecchio e lo sguardo  all’orologio del giovane, una sigaretta in mano
per scandir meglio il tempo da dedicare all’altro, una boccata più veloce perché il tempo fuori scorre,
 e non aspetta. Come per ognuno  nel mondo, ora e sempre.
 Relativo.

L’ora del sè
Costantemente insieme agli altri, volendo o dovendo.
Sempre, inevitabilmente  in corsa, inseguendo gli impegni, inseguiti a nostra volta. Inglobati nel cemento delle nostre città, piegati alle loro abitudini, alla lentezza della burocrazia,  mentre ci viene rubato quel tempo che ci appartiene; il tempo dell’anima. Incessantemente carichi delle nostre responsabilità, o di quelle di altri, incessantemente incatenati ai nostri doveri, oppure al fottersene e rimandare, alle nostre promesse, ai legami, alla cordialità forzata, ai saluti di circostanza
(Ciao come va?-Tutto a posto?-Ci si vede),
ai discorsi d’ascensore (Eh, già … Embè … Si va avanti … Non ci sono più le mezze stagioni…). In fuga da quel che davvero vorremmo discutere … argomenti sconvenienti, ( non è mai il caso, non è mai il momento,  Non c’è tempo … ), rimaniamo in attesa del “resto del  tempo”, ne parliamo spesso, e lo chiamiamo libero, come se dovesse prescindere dalla nostra normale vita, che libera non è … ed aspettiamo. E quel tempo sembra non arrivare mai, e domani è come oggi, ed oggi uguale  a ieri.
Bisogna riappriopriarsene, inventarcelo, se necessario.
Bisogna fermarsi un attimo.
Quando? Per quanto il  tramonto non sia un fenomeno anomalo, nonostante sia quanto di più comune e terreno possa
 accadere ogni giorno, infiltrandosi nella realtà  artificiale che ci siamo costruiti attorno, più potente
 del filo d’erba che s’insinua nel bitume, rimane,  persino al mio occhio abituatovisi, un fenomeno che
paradossalmente prescinde dal quotidiano, accantona  il tran tran di informazioni che sono inutili alla
 nostra mente; tutte quelle parole che abbiamo sentito  o che abbiamo detto, i sorrisi fasulli, le frasi fatte,
 le chiacchiere al bar che altro non sono che stupidi  placebo per la nostra salute mentale, soluzioni alla
noia… Tutto fuorché vero vivere. Invenzioni atte al  solo scopo di far passare il tempo che ci tocca vivere
 nel modo più indolore per tenere alla larga i pensieri.

È Questo il tempo che manca. Il tempo per i confronti, il tempo per aprirsi, il tempo per ritrovarci. Siamo
così assuefatti dalla vita così come ce l’hanno  insegnata, che non ci rimane tempo per noi.
E l’abitudine atrofizza il senso critico.

Nel caos di tale società ognuno vive come gli pare, o così crede.
Laddove non riusciamo a trovare o non si possono  ricevere risposte, riusciamo da sempre a colmare
il vuoto trovandocele da noi, o inventandocele se  vogliamo, le soluzioni, o ancora, prendendo per
buone quelle che ci offrono gli altri…
C’è chi riesce ad evitare le domande, o chi si  risponde da solo e poi accantona le risposte.
Quelli cui piace bestemmiare, quelli che  vanno  alla ricerca di Dio richiudendosi alla domenica
mattina in chiesa.

Quanto a me, io sembro mettere in disparte le  domande prive di risposta, ma allo stesso modo nego la negazione e nego anche le risposte facili.
Il tempo, basta scovarlo. Sapere dove ed a che ora trovarlo.

In piedi, sola, quattro pareti e una porta. Solitudine, claustrofobia, impotenza; (dov’è la chiave?), silenzio,
 attesa (di cosa?).
Un’orgia di colori e sfumature si ramificano spezzando  l’oscurità circostante. Rimango inerte a contemplarla, perdendomi in un milione di pensieri, allontanandomi  con la mente da quel contesto colorato che mi si  esibisce al di fuori dei vetri che mi dividono dall’esterno.
Tanta bellezza è sconcertante. Alcuni riflessi arancio  scolpiscono le onde lontane del tramonto quasi del tutto  spento;
Il cielo sta dando fine al suo ultimo spettacolo col  sole nel ruolo del protagonista.
Nuvole sulle mia testa,  leggere come bambagia, si  muovono lente e ordinate come un gregge di pecore visto
con la moviola.

Quanto di più ovvio possa esserci ogni giorno. Guardarlo da soli è pura quiete e quanto di più raccapricciante.
 Il fenomeno è simile a quello che avviene alle 4;00 di  una  notte insonne (“orario in cui tutto sembra
possibile”, S. King) ; Sei costretto a pensare.  Sei obbligato a riflettere. E t’impressiona sentire
la tua stessa voce che sta a parlarti nella tua testa,  perché durante la giornata non ci hai fatto caso.
E arrivano puntuali i dubbi e le domande, e le certezze  di tutti i giorni cominciano a far perdere traccia di sé,
 per lasciarti da solo, nell’universo della tua mente,  unico luogo dal quale realmente non potrai mai sfuggire.

Il tramonto è sublime.                                                                      
Sublime è per Kant il termine per indicare qualcosa  ( solitamente facente parte del  creato) che è talmente grandioso,
 talmente suggestivo da creare nell’osservatore un senso di vertigine  o di nausea
Il tramonto è il mio momento per me .                                              
Laddove anch’io a quell’ora incontro tutte le domande che credevo  lasciate in sospeso dalle crisi mistiche adolescenziali; dove, perché, chi, quando, come … so come rispondermi.                                          
E guardando il sublime, fra le vertigini ( figurate o  in senso lato, perché talvolta sono sul tetto) anche
quando non sono risposte quelle che attendo, tirando  l’invisibile cerniera dell’orizzonte, … è me che trovo.
 Ed è quel  resto del tempo a cui ho diritto che ho  capito come vivere..

“Monolocali” è un quadro narrativo, dove il salire  e scendere le scale diventa metafora più ampia.
E’ un lavoro sul tempo passato in solitudine, sul silenzio, sul non-incontro. I “monolocali” sono
 dodici quadrati 10x10 in Mdf  allineati su una tavola più grande dello stesso materiale. Vi sono delle persone
 all’interno come se si trattasse di appartamenti dello  stesso condominio, ma   non tutte le figure risultano
 proporzionate fra loro, o tratte dallo stesso punto di  vista,   come se diverse telecamere  inquadrassero
 sempre e solo i nostri momenti di intimità con noi  stessi. Nell’epoca del reality show la  “telecamera”
 del quadro diventa un gioco inquietate dove tante  persone vivono nello stesso luogo senza mai incontrarsi.
( potrebbe ricordare  un po' l'impressione del  cortometraggio "TANGO" di Zbig Rybczynski)
 Un condominio pieno di stanze singole.   Quella dell’ascensore è l'unica scena che ritrae due
 individui assieme, eppure , persino in questa, i due  ospiti al suo interno riescono comunque ad ignorarsi,
dandosi le spalle, parlando al cellulare … Lo sguardo dello spettatore riesce a coglierli, a sorprenderli,
 a stanarli, senza che questo sguardo riesca a distoglierli dalle proprie solitudini.

Coincidenza
Olio d'oliva 2003

Olio d'oliva 2003

Olio d'oliva 2003



Body Painting:

Pittura su pelle ( corpetto )
Pittura su pelle ( corpetto aperto)

Pittura su pelle (corpetto aperto 2)
Pittura su pelle Geisha



Fotografia:
permezzzso... (cuore operaio)

Nei panni del gommista

Ricerca del Loro

negato


Le faremo sapere ( S.Rosalia abbandonata ai Cantieri Culturali della Zisa)
















Schizzi e disegni:
Paint Art

Paint Art




Altro:

Portaposate su commissione


Nessun commento:

Posta un commento